Kein

in BLOOM
etichetta: Audiobulb Records (UK)
In uscita il 2 luglio 2014
CD – Handmade Pack – Limited Edition 

(press page riservata alla stampa / da non diffondere)

Kein – “in BLOOM”

IL DISCO

Esce il 2 luglio 2014 per l’etichetta inglese Audiobulb Recordsin BLOOM”, il nuovo lavoro discografico di Kein. L’album, il primo full-lenght dell’artista, segue la pubblicazione di due Ep: “Suburban Turntablism” del 2007 e “Fondle” del 2009, oltre ad una serie di collaborazioni e progetti paralleli. Il disco rappresenta la perfetta fotografia di ciò che l’artista è oggi sia dal punto di vista artistico, sia da un punto di vista più intimo e personale. Più che un vero e proprio album, lo si può considerare una raccolta di stati d’animo, di esperienze di viaggi e di vita vissuta unita ad una selezione di suoi recenti lavori inediti. Un viaggio elettronico i cui riferimenti sono individuabili nelle sonorità di Apparat, Burial, Flying Lotus, Robert Lippok, Kettel, ma anche con influenze tipiche del rock e del post-rock (Kein vanta un passato da bassista in gruppi punk, indie-rock e garage, oltre che in altre formazioni più sperimentali). “in BLOOM” è caratterizzato da un ampio utilizzo di tecniche di sampling con una particolare attenzione all’aspetto melodico. Molte tracce del disco infatti sono pervase da suoni e rumori registrati con microfono a condensatore: la pioggia battente, una vecchia chitarra rotta, ma anche piccoli oggetti metallici e di legno che si percuotono e si sfregano reciprocamente senza uno schema preciso. Tutti questi suoni, talvolta, sono stati registrati, tagliati, rielaborati ed incollati tra di loro con l’idea di costruire un tappeto sonoro che riempisse gli spazi residui esistenti tra le ritmiche e gli elementi melodici, che, a loro volta, si intrecciano spesso tra loro, scambiandosi i ruoli reciprocamente. Il mastering è stato realizzato da Kai Blankenberg (già al lavoro con Apparat, Guano Apes e Lady Gaga) presso lo Skyline Tonfabrik di Dusseldorf, mentre l’artwork (edizione limitata di 200 copie numerate e fatte a mano) è stato realizzato da Civico | 32.

BIOGRAFIA

Kein è un sound artist e performer dedito alla musica elettronica contemporanea. Il suo progetto si basa su una ricerca di sonorità glitch e melodie electro-minimali, tipiche dell’ambient e dell’IDM. La musica e le ambientazioni sonore di Kein sono state utilizzate da numerosi videoartisti sperimentali provenienti da varie parti del mondo ed ha pubblicato lavori su Audiobulb Records (UK), Helvet Underground (Svizzera), Nuhar Records (Italia), Cinoci Records (UK) e diverse netlabel europee. Kein ha anche partecipato ai maggiori eventi nel campo dei new media e della performing art in tutta Italia e nel resto d’Europa, tra cui: Les Digitales 2012 e 2013 (Ginevra e Losanna, Svizzera), Live Performers Meeting 2010 (Roma), Flussi Festival 2010 (Avellino), London Glitchnight 2008 (UK) e Kernel Festival 0/11 (Desio). Kein si è poi esibito in numerosi club, musei ed eventi in tutta Europa (Berlino, Barcellona, Londra, Ginevra, ecc.). Ha collaborato attivamente con la band dei Flug ed è autore e ideatore di Secret Diary, un progetto di riqualificazione di spazi inediti e non convenzionali per sperimentare la formula del Secret Concert.

TRACKLIST

1) Untitled
2) Look After Me
3) In Bloom
4) Brixton Rd.
5) Ostalgie
6) Sugar
7) Isländische

CREDITS

Music And Mixing: Kein
Mastering: Skyline Tonfabrik (Germany)
Label: Audiobulb Records (Uk)
Artwork: Civico | 32 (Italy)

GUIDA ALL’ASCOLTO A CURA DI KEIN

1. Untitled Questo pezzo è nato in treno. In uno dei miei tanti viaggi. Forse è per questa ragione che segue una ritmica piuttosto inconsueta per i miei standard. Infatti di solito non prediligo l’impiego della cassa dritta. Eppure, in questa traccia ho voluto provare ad usarla, anche se a tratti viene decostruita da accenni di break. E’ un pezzo nato in viaggio e con l’idea del viaggio. Non ho voluto dargli un titolo. Ed è un pezzo che secondo me si lascia interpretare in mille modi e sarebbe bello se ciascun ascoltatore gliene attribuisse uno proprio, in relazione alle diverse e personali emozioni che può suscitare. Questo pezzo è stato già utilizzato da un videoartista sperimentale ucraino (Alexander Isaenko) per la realizzazione di un suo lavoro dal titolo “The Negative Selection”.

2. Look After Me è probabilmente il pezzo a cui sono maggiormente legato. Credo sia uno dei brani di questo disco che più mi rappresenta. E’ pieno zeppo di cose: sul piano melodico, sotto il profilo della ritmica, ma anche per quanto riguarda la cura delle sperimentazioni elettroniche. Ed è anche una traccia garbatamente romantica, sia per il titolo che per le suggestioni che offre. Il pezzo, apparentemente molto semplice, in realtà è il frutto di un lavoro di editing molto maniacale. Volevo che l’errore, il glitch, fosse una componente essenziale del pezzo, senza che però si ponesse in contrasto, annullando o emarginando l’aspetto melodico, che infatti resta preminente. Credo che da un ascolto attento sia possibile notare la presenza di queste strane alchimie e di questi voluti “errori elettronici”, non soltanto nella parte ritmica o nell’intenso tappeto di suoni sottostante, ma anche nella stessa melodia portante del pezzo.

3. In Bloom, la traccia che dà il titolo al disco, per me rappresenta una sorta di rinascita. Un modo per esorcizzare l’inverno appena trascorso. Ho voluto fare un pezzo fresco, leggero senza troppe alchimie ritmiche e melodiche. Eppure il risultato non è così scontato. La leggerezza degli archi è arricchita da interventi melodici che sfruttano sonorità piuttosto incisive, ma tutto sommato mai aggressive. Ed anche la base ritmica segue la stessa linea: presenta parecchi broken beatz e rullanti disancorati da griglie e schemi, anche se ho voluto lasciare che il pezzo camminasse dritto per la sua strada. Alla fine ‘In Bloom’ per me è la fotografia di una giornata semplice e spensierata, un po’ una primavera dopo la pioggia dei mesi precedenti.

4. Brixton Rd. è un lavoro che si discosta parecchio dal mio stile classico e tipicamente ambient, IDM, glitch. In questa traccia, infatti, ho voluto ripercorrere e reinterpretare sonorità diverse, più scure ed urbane: sonorità più vicine alla cultura underground inglese, alla quale sono molto legato. In questo mio esperimento, ho provato – per quanto possibile – a ricostruire ambientazioni, situazioni ed emozioni che ho vissuto in prima persona nei diversi periodi della mia vita che ho trascorso nella capitale inglese: ho ripreso alcune registrazioni che realizzai tempo fa nell’area di Brixton, per lo più sui vagoni dell’underground, sui bus notturni e in strada. Voci, suoni e rumori della notte inglese.

5. Ostalgie, Da una città all’altra: in questa traccia ho voluto un po’ giocare con il sound e le atmosfere berlinesi, dove sono tornato qualche tempo fa per un paio di mie esibizioni live. Il pezzo risulta piuttosto vivace e dinamico come lo è la stessa città, del resto. Allegro in superficie, nei suoi picchi più alti. Ciò non toglie la presenza dichiarata di una sorta di malinconia di fondo, probabilmente dovuta ad un passato intriso di contrasti e lati oscuri.

6. Sugar in cui ho voluto mettere al centro di tutto la parte ritmica, sentire un po’ la “botta” e provare ad accostarmi vagamente al dancefloor. Si tratta di una traccia che avevo in cantiere da moltissimo tempo, una di quelle idee che ti vengono di getto e che poi, chissà per quale ragione, non riesci mai a definire completamente.

7.Isländische è l’ultima traccia del disco ed è anche l’ultima traccia che ho realizzato in ordine di tempo. In questa traccia c’è un mix di parecchie cose. Da un certo punto di vista ho voluto ripercorrere alcune ambientazioni che avevo già elaborato in lavori precedenti, uno su tutti, “North Pole”, la traccia n. 3 di “Fondle Ep”. Infatti, sia il titolo che le sonorità di queste due tracce si rivelano molto fredde, nordiche, invernali. Dietro la quiete apparente di Islandische, si cela il bisogno di aprirsi un varco nel ghiaccio, di romperlo senza un metodo o un ordine definito. Bisogno che si materializza, inatteso, nella parte finale del pezzo, quasi con rabbia e disprezzo. In questo modo, Islandische, che per titolo e stile sembra quasi cozzare con l’intero messaggio del disco, ritorna sui binari più rassicuranti che avevo già costruito nelle tracce precedenti di “in BLOOM”.

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COPERTINA E FOTO HIRES

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